La “Festa della Pizza” non è solo spettacolo, ma anche e soprattutto evento culturale.
E come tale, non si è sottratta all’imperativo di tutelare l’identità della pizza quando questa è stata minacciata.
E’ il 18 novembre 1999. Su invito del dottor Giuseppe Avolio, allora Presidente della “Confederazione Italiana Agricoltori“, il gruppo dei pizzaioli campani della “Festa della Pizza” parte alla volta di Strasburgo. Lo scopo è quello di far comprendere agli europarlamentari e, tramite loro, ai cittadini europei che la pizza esprime più di ogni altro prodotto l’Italia dei sapori, con i suoi prodotti tipici e le sue lavorazioni artigianali, frutto di secoli di esperienza, di tradizione e di professionalità.
Tutto questo non può essere cancellato con un colpo di spugna.
E così da Salerno parte un camion carico di tutti i prodotti locali, materia prima indispensabile per riprodurre il miracolo della pizza, che è il miracolo della semplicità: farina e acqua, pomodoro e olio, mozzarella e basilico.
Grande è il successo, tra assaggiatori di eccezione, da Prodi a Berlusconi, da Fini al Presidente del Parlamento Europeo, Nicole Fontaine.
Il mese successivo, una direttiva europea minaccia la sopravvivenza dei forni a legna. Ma ormai gli europarlamentari hanno assimilato la lezione impartita dai pizzaioli campani.
«Si rischia il sacrilegio!», ammonisce il Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, che s’impegna a restituire alla Campania le origini anagrafiche della pizza e con essa la sua modalità più tradizionale di cottura.
La pizza cotta a legna è salva!